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Fiori di ciliegio

La Leggenda racconta 

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La leggenda racconta che mille anni fa i sette Monaci Padri puri e misericordiosi di cuore custodivano così come fecero i loro antenati, il Tanshui. Vivevano in un piccolo villaggio del Kashmir, ma quando le guerre e le conquiste religiose si fecero più pressanti, i monaci decisero di spostarsi sulle montagne. Le continue minacce li convinsero ad accogliere alcuni allievi per far sì che l’antico linguaggio, veicolo di energia e di saggezza, non venisse perduto.

Per questa ragione la casa dei monaci necessitava di essere ampliata e non potendosi permettere di spendere molti denari decisero di rivolgersi a Sri Anua Ananda, colui che, in cambio di ospitalità e apprendimento della sacra lingua, si sarebbe occupato dei lavori di bonifica e di restauro.

Sri Anua Ananda era divenuto famoso sia per le opere di costruzione che per quelle letterarie. I suoi numerosi viaggi lo avevano portato in contatto con molte culture e i suoi scritti fornivano preziose informazioni linguistiche che permettevano alle diverse etnie di comunicare tra di loro. Malgrado la riluttanza di alcuni monaci ad ospitare un forestiero, il consiglio riunitosi, decise di inviare una missiva ad Anua Ananda e invitarlo al monastero. I sette monaci padri assieme ai loro discendenti preservavano il Tanshui da molto tempo ed erano sicuri che egli sarebbe stato interessato e che avrebbe accettato l’incarico. Si diceva che il Tanshui avesse una storia di oltre 2000 anni e che si tramandasse attraverso il Libro della Saggezza. Molti di coloro che si procuravano le tele dipinte dai monaci con sperimentavano la pace, il vigore e l’equilibrio e questo incuriosì Sri Anua Ananda. Così arrivò il giorno in cui Anua varcò la soglia del monastero per conoscere ad uno ad uno i sette monaci e il Tanshui.

Egli, dopo una breve visita degli spazi, ebbe il privilegio di accedere alla Sala della Meditazione.

All'ingresso a sinistra, incastonata nel muro, si trovava una piccola pietra incisa, gli avventori e i monaci vi appoggiavano il palmo prima di accedere alla sala di meditazione.

Quando venne il turno di Anua il suo sentire si risvegliò all’istante ed egli riconobbe, in quel semplice gesto, il valore di quello che da lì in poi avrebbe scoperto. Egli si sentì subito più leggero e quando entrò nella sala percepì che in quello spazio, oltre al buonissimo aroma, aleggiava un’atmosfera molto distensiva e rilassante.

 L’umile stanza di forma rettangolare e profumata da un’essenza avvolgente era illuminata da una calda luce che lo accolse come un abbraccio.

All’interno fu subito colpito da un tessuto prezioso appeso alla parete centrale, decorato con i sette tanki della contemplazione silenziosa. Esso si trovava appena sopra a un tavolo basso ornato da una pergamena, un lume, dei fiori e l’antico Libro della Saggezza. Appese alle pareti vi erano tavole di legno incise e tele dipinte dai monaci infilate in sottili bacchette di legno. A terra si trovavano dei tappeti e alcuni cuscini di lana coperti da stuoie decorate a mano.

Quando anche l'ultimo dei monaci prese posto, Anua sollevò istintivamente lo sguardo e sopra di lui vide un dipinto composto da due ovali congiunti che chiudevano un disegno consumato dal tempo.

Il movimento della fiamma sembrava farlo ondeggiare e Anua percepì due grandi ali dorate oscillare sopra la sua testa.

La meditazione ebbe inizio dopo alcune respirazioni e gesti precisi. Anua si accorse che i monaci entrarono quasi immediatamente in uno stato di trascendenza e profonda beatitudine. Vide le loro auree irraggiare bagliori dorati e percepì un’ondata di quiete e di benessere profondo al quale si abbandonò perdendo quasi la nozione del tempo. Dopo aver vissuto quella straordinaria esperienza Anua fu onorato di lavorare per i monaci e desiderò ardentemente e, dopo tanto peregrinare, che la natura della loro profonda connessione trasmigrasse anche in lui. Ora, casualmente e senza sforzo, ma soprattutto dopo molti anni di sole teorie, era magicamente entrato nello stato di pace interiore al quale tanto anelava.

Così, all'indomani si svegliò all'alba e carico di energia cominciò a preparare i disegni per la casa dei monaci.

Dopodichè si recò nel cortile per partecipare all’esercitazione pratica del Tanshui, quella dedicata al corpo, e malgrado le sue rigidità fisiche fece del suo meglio per seguire la lezione.

Terminata la pratica si recò dal monaco Muni nella Sala del Decoro. Trovò il monaco seduto a terra in profonda concentrazione. Egli dipingeva intingendo il pennello alla sua destra e ricopiando il Tanshui da una pergamena posta alla sua sinistra. Anua osservò il movimento lento del capo con il quale il monaco accompagnava il gesto misurato e preciso della mano, quasi a voler accarezzare col pennello la tela. Una volta terminato il lavoro, il monaco si alzava e appendeva la tela su un filo teso da un capo all’altro della stanza. Le tele più lunghe venivano appese mentre quelle di forma quadrata venivano stese al sole su dei grossi massi in cortile. Anua colse l’astuzia delle tele sospese tra le due aperture della stanza che, grazie al passaggio dell'aria, si asciugavano più velocemente. In questo modo si impediva all’umido di penetrare nella stoffa e formare il maleodorante odore di muffa. Mentre il silenzioso Muni dipingeva, arrivò un altro monaco al quale Muni indicò una ciotola appesa al soffitto sopra ad una brace. Quest’ultimo rovesciò un poco di liquido nella ciotola e un soave profumo cominciò a diffondersi ovunque. Ben presto si accorse che quell’aroma dolciastro accompagnava quotidianamente la vita dei monaci durante le loro mansioni alle quali si dedicavano con amore e devozione.

La forma semplice del monastero non lo rendeva complicato da ristrutturare. Un grande albero svettava al centro nel cortile e nelle giornate di sole creava una piacevole ombra per proteggere i visitatori dal caldo.

Anua visse per un lungo periodo in quel luogo sperduto, circondato dalle montagne e dalle curiose nuvole rosa che al mattino dipingevano l’orizzonte. Egli si divertiva a leggere nelle nuvole i messaggi che il cielo gli inviava. Certe mattine, quando la nostalgia di casa si faceva sentire, quelle forme e quei colori lo consolavano. Era consapevole che il ricordo della vita che si era lasciato alle spalle era stato ora sostituito dal silenzio e dalla calma che avvolgeva ora la sua anima. Un silenzio interrotto solo dal vento, dai canti dei monaci e dal vociare dei semplici, ma privilegiati visitatori in cerca del segreto della pace e della serenità. Quale balsamo migliore se non quello di adagiarsi la sera sulla tela del monaco Muni? Quale cura migliore se non l'acqua toccata dalle pietre della saggezza? Quale profumo migliore se non quello che si diffondeva al mattino durante l'asciugatura delle tele? Seduto nella Sala della Meditazione e protetto dalle ali dorate che lo vegliavano Anua non desiderò altro se non essere toccato quotidianamente dalle benedizioni che la vita gli stava regalando.

Anua uscì quando i ragazzi, richiamati dal suono del Gong, iniziarono la pratica. Si fermò ad osservare i loro movimenti. Erano lenti e sincronizzati ed emanavano grazia ed equilibrio. Egli notò che su alcune lastre di pietra vi erano riportate due incisioni uguali e parallele. I ragazzi vi sostavano sopra a piedi nudi, coi larghi pantaloni in parte le nascondevano, ma egli sapeva che ogni aspetto della pratica aveva una ragione e uno scopo preciso e non ne rimase sorpreso. La lezione iniziava sempre sulla tela della purificazione. Quello era il momento più tranquillo, una quiete che si estendeva al resto della pratica. I teli ripiegati venivano sostituiti verso la fine dalle stuoie quadrate che egli aveva già visto nella Sala della Meditazione.

Anua continuò il suo giro quando intravide il grande telaio. Esso era custodito nella Sala della Tessitura dal monaco Vinay, veniva usato per creare le tele che Muni dipingeva, telai più piccoli e rudimentali erano invece destinati alla filatura del cotone e della lana per le vesti. Il monastero era guidato dalla vita pratica e dalle tre regole d’oro: gentilezza, rispetto e gratitudine.

Dalla cima della collina esso dominava il villaggio. L’inverno era freddo e spesso nevicava rendendo difficile percorrere la strada che li collegava.

Anua, che veniva dal sud, comprese a sue spese il perché i monaci preferissero stanze piccole e con soffitti piuttosto bassi. Il vantaggio era quello di poter essere scaldate più velocemente e non far entrare gli spifferi dalle poche finestre, cosa che mantenne nei suoi piani di lavoro.

Il monastero venne ristrutturato da Anua con il supporto delle genti del luogo e rimase inalterato fino a quando i monaci poterono viverci. Vi furono anche spazi che non vennero ritoccati, come le Stanza della Quiete o quella della Purificazione. Sapeva che erano state progettate seguendo dei canoni precisi e a lui sconosciuti. Lo comprese osservando l'aspetto di coloro che vi entravano. Il loro cambiamento, dopo la meditazione o le sedute terapeutiche, lo meravigliava sempre molto. Le persone oltre a sembrare più serene e rilassate apparivano anche ringiovanite. Forse perché i loro volti emanavano una luce che prima non avevano? O forse perché, a differenza di prima, ora irradiavano calma e tranquillità?

L’effetto del Tanshui, il linguaggio della calma, distendeva quei visi segnati dalla tristezza e dal dolore e la gratitudine che essi esprimevano all’uscita li adornava meglio di un vestito nuovo.

Più il tempo passava e più il Tanshui in tutte le sue forme lo affascinava e lo sbalordiva. Per questa ragione divenne un allievo diligente e ben predisposto a imparare, poiché anch’egli migliorava sia nell’aspetto che nello spirito.  

Il suo modo di sentire mutava di giorno in giorno e il suo dogmatico sapere si arricchiva di nuove esperienze che, fino a poco tempo prima, non avrebbe nemmeno preso in considerazione. Il suo corpo arrugginito dalle molte ore di studio faticava a seguire la lezione del mattino, ma col tempo si convinse a non rinunciarvi. Sentiva che nella flessibilità del corpo risiedeva un sapere innato in grado di guidare anche la mente. Venne attivato alla meditazione e alle mudra dai monaci Anshu e Sharma, imparò a incanalare il Ki e a dipingere le tele dal monaco Muni.  Egli aveva modificato le sue abitudini traendo dal Tanshui molti benefici come confermano i suoi scritti.

I suoi insegnamenti furono per i suoi successori molto illuminanti e il Tanshui il dono più prezioso per l’umanità.

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